Numero di catalogo: non catalogato (Smithsonian Institution, Global Volcanism Program) Altezza sopra il livello del mare: 675 m Ubicazione: 38.542°N, 14.353°E Superficie totale: 5.2 chilometri quadrati (isola di Alicudi)
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Alicudi è la più occidentale e isolata delle Isole Eolie, e geologicamente il più giovane dei complessi vulcanici eoliani. La struttura subaerea del vulcano di Alicudi è apparentemente semplice, un singolo cono che mostra evidenza di un solo centro eruttivo centrale, che culmina nel duomo sommitale della Montagnola. Non si conoscono eruzioni storiche sull’isola o nei suoi dintorni, e non esistono manifestazioni fumaroliche o termali.
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L’isola di Alicudi è la più piccola dell’intero arcipelago (5 km2); l’edificio vulcanico, alto 675 m s.l.m., si sviluppa a partire da una profondità di 1500 m. Ha una forma rotonda dovuta al fatto che l’attività sembrerebbe essere stata alimentata prevalentemente da un sistema di alimentazione assisimmetrico. I primi studi e i rilevamenti geologici di Villari e Nappi (1975), e quelli più recenti di Manetti et al. (1995) indicano che l’isola è stata costruita durante 4 periodi eruttivi principali separati da eventi vulcano-tettonici e/o da periodi di stasi nell’attività. In realtà, la presenza di condotti di alimentazione e di sistemi di dicchi non connessi con un sistema di alimentazione centrale, l’immersione variabile di vulcaniti costituite da depositi di fontane di lava e scorie lascia ipotizzare l’avvenuta attività di coni di scorie, ora erosi, ubicati lungo la costa occidentale dell’isola .
Periodo I – I prodotti legati all’attività del centro chiamato Paleo-Alicudi, affiorano nel settore occidentale e settentrionale dell’isola e sono depositi di fontana di lava e scorie da ricaduta intercalati a rare piroclastiti da flusso. Un campione di una lava dello Scoglio Galera, ha fornito un’età di 60 ka (Gillot, 1987). I depositi da flusso sono del tipo “block, scoria and ash flow” e sono costituiti da livelli di scorie da nere a grigio-viola, intercalati da blocchi di lava da grigio a nero in una matrice cineritica scura. I depositi sono canalizzati e sono alternati a depositi caotici del tipo “debris flow” e colate di lava basaltica ad olivina. Verso l’alto la sequenza termina con depositi idromagmatici laminati con lapilli accrezionali. La sequenza è attraversata da dicchi variamente orientati.
Periodo II – Una netta discordanza angolare separa i prodotti del primo periodo da quelli emessi dal centro denominato Malopasso. Anch’essi sono alternanze di piroclastiti da ricaduta e sottili colate laviche (1.5-7 m) talora autobrecciate (fontane di lava). Nella parte alta della sequenza ci sono delle cineriti laminate con lapilli accrezionali e debris flow grossolani. Le lave emesse sono basalti e andesiti basaltiche.
Periodo III – I prodotti affiorano nei settori centrale, meridionale ed occidentale dell’isola, e sono colate laviche massive (lave del centro di Bazzina) e cupole di ristagno edificatesi lungo una faglia circolare, costituente il margine della depressione sommitale formata dalla stessa (duomi di Dirittusu-Angona). Al termine della sequenza ci sono debris flow riconducibili al collasso delle cupole.
Periodo IV – Questi prodotti hanno colmato la depressione sommitale e sono lave viscose in colate o in strutture cupoliformi del settore centrale e meridionale (centro di Filo dell’Arpa). Inoltre, sono presenti lungo fratture orientate NNO-SSE dei centri effusivi datati 28 ka (Gillot, 1987).
L’evoluzione strutturale del vulcano è relativamente semplice, se comparata a quella delle altre isole; infatti non c’è stata nessuna migrazione nel tempo dell’alimentazione, se non uno spostamento verso SE del condotto eruttivo, evidenziato dalla differente giacitura delle piroclastiti durante i vari cicli eruttivi e dall’orientamento degli sciami di dicchi di epoche differenti. Le evidenze di campagna lasciano presupporre l’esistenza di un edificio vulcanico (Paleoalicudi) ora quasi completamente smantellato, costituito da una successione di coni di scorie basaltici allineati lungo una frattura d’alimentazione con direzione N-S sul quale si è poi impostato l’edificio principale dell’isola d’Alicudi.
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